top of page

    john locke

      thomas hobbes

                  Locke, nei suoi due “Trattati sul governo civile” (1683-1689), sostenne che già nello stato di natura gli uomini sono in grado di condurre una vita associata e godono dei diritti alla vita, alla libertà, alla proprietà e ai suoi frutti. Tuttavia, egli riconobbe che possono nascere dei conflitti tra i singoli e che, fino a quando non esiste un’autorità riconosciuta, ognuno tende a farsi giustizia da sé. Per rimediare gli uomini si uniscono e attraverso un patto, danno vita ad uno stato che ha come compito principale quello di garantire a ciascun cittadino il pieno godimento dei diritti naturali, nel rispetto di quelli altrui. Questo patto poggia sul consenso dei cittadini e non prevede una sottomissione assoluta al potere dello stato. È un patto che obbliga lo stato al rispetto dei diritti dei cittadini. Esso governa con il consenso della maggioranza ed ognuno è obbligato ad obbedire se vuole continuare a far parte della comunità. Locke prevedeva la divisione dei poteri dello stato (esecutivo, legislativo, giudiziario) che garantisce meglio i cittadini dalla tirannia. Riconosceva il diritto dei cittadini alla ribellione, qualora lo stato fosse venuto meno al suo compito di tutela dei diritti umani, non rispettando le opinioni particolari, non praticando la tolleranza religiosa e usurpando la proprietà privata. Dalla prospettiva politica di Locke derivava un modello di società tollerante e liberale, 

                    Hobbes sostenne nelle sue opere politiche, in particolare nel “Leviatano” (1651), che gli uomini agiscono spinti dalla ricerca egoistica del proprio piacere e che pertanto, nello stato di natura, prima cioè del potere e della legge, si trovano in una situazione di guerra generalizzata, nella quale ogni uomo diventa come un lupo per gli altri uomini (Homo hominis lupus). Ha quindi una visione pessimistica dello stato di natura. Gli uomini, essendo però dotati di ragione, si rendono conto che questa situazione mette in pericolo la loro stessa sopravvivenza: per garantirsi la vita, gli uomini decidono di sottomettersi volontariamente ad un potere vincolante che deve imporre a tutti la sua autorità e la sua legge. Il potere dello Stato è perciò un potere assoluto al quale nessuno ha il diritto di opporsi. Tuttavia, esso ha origine puramente umana e si giustifica non più per virtù divina, bensì in nome della ragione e dell’interesse pratico: quello di garantire l’ordine e la pace. L’uomo non deve obbedire allo stato perché è giusto, ma deve obbedirgli perché gli conviene.

                      In politica, gli illuministi, fecero riferimento agli studi di due filosofi inglesi del 1600: Hobbes e Locke. Questi filosofi partono dalla teoria del contrattualismo, l’idea cioè attraverso la quale l’uomo esce dallo stato di natura ed entra nella società civile attraverso un patto sociale, un contratto tra gli uomini e il potere politico. Però si rendono conto che in questo stato di natura a loro conviene che ci sia un governo che deve tutelare gli uomini che formano lo stato. Tutto questo avviene attraverso il patto sociale che deve tutelare e difendere i cittadini. In Hobbes il contattualismo condusse alla giustificazione dell’assolutismo, in Locke servì a delineare le basi dello stato di diritto e della concezione politica liberale.

            il pensiero politico                              dell'illuminismo di

    john locke e thomas hobbes

© 2023 by Marketing Inc. Proudly created with Wix.com

bottom of page